Lo shiatsu si fa con le mani (e con i gomiti e le ginocchia, a volte) e quindi il senso principalmente coinvolto è – apparentemente – il tatto.
Pratichiamo e studiamo per affinarlo, facendo miliardi di pressioni, concentrandoci sulle sensazioni che palmi e pollici ci trasmettono, avvertendo caldo, freddo, tensioni, vibrazioni strane e mille altre cose interessanti.
In realtà sembra che ciò che percepiamo derivi dall’integrazione di più informazioni registrate da sensi diversi, che il nostro cervello “miscela” e trasforma in qualcosa di senso compiuto.
Potrebbe dunque diventare stimolante andare a scoprire come in ciò che “percepiamo” facendo le pressioni caratteristiche dello shiatsu intervenga anche la vista, l’udito, l’olfatto e – perché no! – il gusto.
Senza poi considerare che ognuno di noi pare essere più ricettivo verso le informazioni che provengono da un dato canale sensorio, e che quanto recepiamo viene filtrato in base alla nostra cultura, storia, esperienze, etc.
Tutta questa bella premessa per osservare quanto sia ricco e differenziato il patrimonio rappresentato dalle informazioni che ci arrivano semplicemente toccando uke, e come queste informazioni ci permettano di costruire “mondi” ogni volta diversi.
Ecco quindi che uno studio approfondito e mirato su come i cinque sensi ufficialmente riconosciuti – e magari anche altri meno noti ma non meno importanti – intervengano ogni volta che facciamo una pressione possa essere molto interessante per prendere consapevolezza della complessità che si sviluppa nel rapporto tori/uke.
Questo è quanto proveremo a fare nel corso del seminario “pasquale” che si terrà in Valsamoggia dal 22 al 25 aprile, organizzato dalla Sede di Bologna.
Quattro giorni per iniziare a renderci conto di come, con l’allenamento costante, si possa arrivare a percepire meglio quanto è affascinante l’universo là fuori!
Chi viene a giocare con noi?
Marcello Marzocchi